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Caffè batte tè, ma è una good news dal gusto amaro

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Si allarga al livello mondiale la platea dei consumatori, ma la crisi climatica rischia di rendere l’espresso quotidiano scarso e carissimo

Magari non lo berranno ristretto, nero e bollente, ma i consumi di caffè, anche in Paesi che, storicamente, hanno avuto predilezione per altre bevande, si sta espandendo sempre di più, fino a fare del caffè la seconda bevanda più diffusa al mondo dopo l’acqua. In Cina c’entra soprattutto Starbucks, come spiega il Financial Times. Entro il 2025 l’azienda USA prevede di aprire una caffetteria ogni nove ore per raggiungere novemila punti vendita in tutto il Paese, mentre i marchi come Lavazza e Tim Hortons sono in competizione per attirare clienti a Pechino

Ma la Cina non è l’unica nuova frontiera per il caffè. Il Guardian racconta come il the non sia più in cima alle predilezioni dei britannici. Nello slittamento della scelta c’entrano sicuramente l’avvento delle macchine domestiche stile Nespresso, più facile da usare rispetto alla moka, il massiccio investimento dei brand del caffè con influencer Instagram e Tik Tok e l’apertura di caffetterie sempre più accattivanti dal punto di vista del design e dei servizi, rispetto alle tradizionali tea rooms. 

Sta di fatto che entro il 2050, si prevede che il consumo globale di caffè raddoppi e, sempre secondo il Financial Times, entro il 2030 avremo bisogno del 25% di chicchi in più, con un considerevole aumento di prezzi. Una vera a propria “bolla”, aggravata dal fatto che i cambiamenti climatici stanno rovinando le coltivazioni di caffè in quasi tutto il mondo.

Temperature troppo calde, inondazioni e incendi potrebbero mandare in fumo la metà del raccolto mondiale e non ci sono più nuove terre da destinare alla coltivazione del caffè, come ha raccontato Andrea Illy, dell’omonima azienda, in una recente intervista. In questo scenario le polemiche di questa estate per il caro caffè potrebbero sembrare, tra qualche anno, un’anticipazione dal gusto amaro.