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Facebook, anche la sicurezza si paga (ma benessere e concorrenza non migliorano).

Facebook, anche la sicurezza si paga (ma benessere e concorrenza non migliorano).

Dopo i licenziamenti di massa, Meta ridisegna un servizio a pagamento per gli utenti, mentre da Biden echeggia preoccupazione per l’inadeguata responsabilità sociale delle Big Tech.

 

“Facebook è gratis e lo sarà sempre” è quanto si leggeva un tempo sulla homepage del social network più famoso del mondo, ma presto non sarà più vero per quegli utenti che vogliono protezione extra contro i furti di identità e accesso rapido all’assistenza. Al prezzo di 11.99 dollari al mese gli utenti “Meta Verified” potranno autenticare il proprio account con un documento e avere una spunta blu che lo dimostra, ha spiegato Zuckerberg. L’operazione che avrà il primo lancio in Australia e Nuova Zelanda e poi sarà estesa al resto del mondo strizza l’occhio a una funzione che anche Twitter ha da poco implementato.

 

Sul versante dell’educazione e del progresso sociale, gli analisti segnalano altre emergenze. All’interno delle Big Tech ha fatto scalpore la facilità dei licenziamenti: 80.000 tra i dipendenti di Apple, Microsoft, Google e Meta sono quelli che hanno perso il posto alla fine del 2022. All’esterno, ovvero nella società globale, non si arresta la diffusione di devianze, patologie e discriminazioni: problemi che degenerano e si amplificano in conseguenza di un uso non controllato dei social media che, dal canto loro, non offrono ancora adeguate tutele e precauzioni. Solitamente la difesa ufficiale delle Big Tech da queste accuse rimanda il problema al mittente secondo un luogo comune – o meglio una narrazione interessata – che vorrebbe la tecnologia come uno strumento neutro, reso buono o cattivo soltanto dalle intenzioni di chi lo utilizza; ma sottovaluta gravemente la povertà di strumenti critici dell’utente medio di questi servizi. Contro questi luoghi comuni persino Joe Biden sul Wall Street Journal ha espresso parole di preoccupazione (nonostante l’ovvio interesse degli USA a tutelare la propria industria tecnologica), accusando le Big Tech di sfruttare i dati personali della gente e di violare i diritti civili delle donne e delle minoranze, di alterare le regole del gioco in economia, di estremizzare la polarizzazione delle opinioni e di mettere a rischio il benessere dei bambini. Il recente pezzo di Maurizio Pugno su Micromega, a cui rimandiamo, offre una più approfondita analisi di questi temi.